di Emanuele De Tullio
In questo periodo difficile, anomalo, che pone grandi sfide, tutti noi avremo ricevuto video o letto post che ci “aprono gli occhi” su due filoni, con tante varianti:
il primo filone spiega il complotto di turno che ha scatenato l’epidemia (laboratori cinesi, ricercatori americani, contagi provocati deliberatamente o situazioni sfuggite di mano, ecc.). Insomma, quelli che una volta erano chiamati semplicemente untori.
Il secondo filone ci illumina invece sulle motivazioni per cui Dio, la Natura o chi per essi ci hanno inviato questa dura prova, con la finalità ultima di punirci per i nostri comportamenti o, al più, di convertirci.
Senza voler urtare la sensibilità di nessuno, occorre prendere atto che entrambi questi filoni ci inducono in grave errore.
Il filone “complottista” è ingannevole perché ad un’analisi approfondita e ragionevole delle argomentazioni, queste presentano sempre delle grosse falle logiche che le rendono insostenibili; altrettanto spesso, inoltre, prendono le mosse da basi scientificamente carenti o del tutto inesatte.
Il secondo filone, della “reazione divina”, è del tutto erroneo per noi cristiani: il Dio in cui crediamo non usa strumenti intimidatori, vendette trasversali o rappresaglie collettive per convertire, sono metodi più degni di un boss mafioso. Il Dio cristiano invece parla discretamente al cuore dell’uomo.
Una visione punitiva, che a volte fa riferimento ad una immagine distorta di Dio, legata al Vecchio Testamento, dove piove fuoco su Sodoma e Gomorra e l’umanità corrotta annega in un Diluvio, è stata chiaramente sconfessata dal Concilio Vaticano II, ed è del tutto assente da ogni catechesi moderna.
Chi si fossilizza in quest’ottica si perde il bel regalo che la Rivelazione di Cristo ci offre: conoscere Dio nella sua essenza di Padre amorevole, che fa “sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti” [Mt 5, 45], e di un Signore che si sacrifica totalmente per noi, a prescindere dai nostri meriti e demeriti.
Come mai allora quest’ansia di trovare un colpevole, che sia un laboratorio malvagio o “distratto”, oppure un Dio crudele travestito da Natura vendicativa?
In una situazione difficile come quella che stiamo affrontando in queste settimane probabilmente la parte peggiore non è il dolore, lo sconforto, la paura o la noia: la parte peggiore è l’assenza di senso.
Ed è per questo che molti di noi sentono l’esigenza di attribuire a questa epidemia un senso qualsiasi, di dare un’interpretazione accettabile, va bene sia un subdolo untore moderno, sia che si tratti della severa reazione divina ai nostri peccati collettivi.
È probabile che invece oggi siamo chiamati a qualcosa di ben più difficile: accettare col cuore aperto ciò che ai nostri occhi non è spiegabile, nella umile consapevolezza che siamo davvero piccoli e non possiamo afferrare il senso ultimo di quanto ci tocca così nel profondo. Forse in questa dura stagione è più utile arare il nostro cuore, e lasciare che negli spazi vuoti di questi dolorosi solchi possa attecchire e germogliare una Fede nuova, diversa. Questo ci lascerà comunque pieni di dubbi e di incertezze, certo, ma ci renderà anche più liberi da comode interpretazioni di una volontà di Dio troppo più alta di noi per lasciarsi possedere.